Con Nahuel Pérez Biscayart, Arnaud Valois, Adéle Haenel, Antoine Reinartz, Félix Maritaud, Ariel Borenstein, Aloïse Sauvage, Simon Bourgade, Médhi Touré, Simon Guélat, Coralie Russier.
Titolo originale 120 Battements par minute. Drammatico (colore). Durata 135 min. Francia 2017 (Les Films de Pierre, France 3 Cinéma, Page 114, Memento Films Production Distribuzione: Teodora film)
Grand Prix Speciale della Giuria Festival di Cannes 2017
Il film è stato selezionato per rappresentare la Francia ai premi Oscar 2018 nella categoria Oscar al miglior film in lingua straniera.
Trama:
Nella Parigi dei primi anni Novanta, il giovane Nathan decide di unirsi agli attivisti di Act Up, associazione pronta tutto pur di rompere il silenzio generale sull’epidemia di AIDS che sta mietendo innumerevoli vittime. Anche grazie a spettacolari azioni di protesta, Act Up guadagna sempre più visibilità, mentre Nathan inizia una relazione con Sean, uno dei militanti più radicali del movimento.
Recensione di Marzia Gandolfi :
All’inizio degli anni Novanta i militanti di Act Up-Paris moltiplicano le azioni e le provocazioni contro l’indifferenza generale. L’indifferenza che circonda l’epidemia e i malati di AIDS. Gay, lesbiche, madri di famiglie si adoperano con dibattiti e azioni creative, non violente ma sempre spettacolari, per informare, prevenire, risvegliare le coscienze, richiamare la società alle proprie responsabilità. In seno all’associazione, creata nel 1989 sul modello di quella americana, Nathan, neofita in cerca di redenzione, incontra e innamora Sean, istrionico attivista e marcatore della progressione del virus. Tra conflitti e strategie da adottare Nathan e Sean vivono forte il tempo che resta.
120 battiti e centotrentacinque minuti è il tempo (e il ritmo) necessario a Robin Campillo per richiamare un’epoca (gli anni Novanta) e fare esistere pienamente un gruppo, gli attivisti di Act Up-Paris accaniti e tenaci a combattere la passività dell’opinione pubblica intorno all’AIDS. Diventare sieropositivi in quegli anni equivaleva a una condanna a morte, a breve o lunga scadenza.
Per questa ragione i protagonisti di 120 battiti al minuto vivono a tutta velocità. Sono giovani, sovente troppo giovani, per la maggior parte omosessuali, e vogliono vivere e fare accelerare la ricerca, scuotere una società paralizzata dai tabù sessuali, prevenire, informare, proteggere chi non sa, fare pubblicità e diffondere l’uso del preservativo. Nathan, Sean, Sophie, Gérémie e compagni non hanno tempo da perdere e allora riversano tutta la loro energia in quella battaglia. La sera poi, vanno a ballare e fanno sesso perché il desiderio e il piacere aiutano a sentirsi vivi, a restare vivi. E una storia d’amore emerge dal gruppo allacciando l’intimità con la politica, il romanzesco con il realismo. Una storia contro il tempo che Campillo prolunga e dilata dentro le fila dell’azione collettiva, alla quale i due amanti aderiscono visceralmente.
Avvitato intorno alla parola politica, il film invita lo spettatore ai dibatti interni dell’associazione e a partecipare alle opposizioni morali e di stile (violenza, spettacolarizzazione, grevità, gaytudine), 120 battiti al minuto lotta, urla, dibatte, lancia gavettoni di vernice rossa sui responsabili dei laboratori farmaceutici che si fanno pregare per rendere pubblico lo stato della ricerca contro il virus. Fatti reali che qualcuno là fuori ha conosciuto e a cui il regista francese dona una forma che emoziona con rigore, senza scadere nell’aneddoto e lontana dalla fascinazione arty per il dolore.