Con Luca Marinelli, Jessica Cressy, Denise Sardisco, Vincenzo Nemolato, Marco Leonardi, Autilia Ranieri.
Titolo originale Martin Eden. Drammatico (colore). Durata 129 min. Italia, Francia 2019 (AvventurosaAvventurosa, IBC Movie, Rai CinemaIBC Movie, Rai Cinema - Distribuzione: 01 Distribution)
Prevendite: https://www.bigliettoveloce.it/index.php?r=frontend%2Fsite%2Fsala&id=810
Dopo aver salvato da un pestaggio Arturo, giovane rampollo della borghesia industriale, il marinaio Martin Eden viene ricevuto in casa della famiglia del ragazzo e qui conosce Elena, la bella sorella di Arturo, e se ne innamora al primo sguardo.
La giovane donna, colta e raffinata, diventa non solo un’ossessione amorosa ma il simbolo dello status sociale cui Martin aspira a elevarsi. A costo di enormi fatiche e affrontando gli ostacoli della propria umile origine, Martin insegue il sogno di diventare scrittore e – influenzato dal vecchio intellettuale Russ Brissenden – si avvicina ai circoli socialisti, entrando per questo in conflitto con Elena e con il suo mondo borghese…
LUCA MARINELLI È UN MARTIN EDEN IDEALE IN UN FILM CHE RISPETTA L’OPERA ORIGINALE E NE RIBADISCE IL MESSAGGIO: CULTURA E DIVERSITÀ VANNO VALORIZZATE.
Martin Eden è un marinaio di Napoli con una grande fame di vita e un coraggio incontestabile. Per aver salvato Arturo Orsini da un violento pestaggio, Martin viene accolto con riconoscenza dalla famiglia del ragazzo e presentato alla sorella Elena. È amore a prima vista, e il desiderio di “essere degno” di Elena spinge Martin a istruirsi (anzi, per usare le sue parole di marinaio fermo alla licenza elementare, di “impararsi”) facendo tutto da solo, leggendo voracemente e assorbendo, con la sua grande intelligenza naturale, ogni dettaglio di ogni disciplina affrontata. Emerge così il suo talento più profondo: quello per la scrittura. Ma la scrittura, almeno inizialmente, non paga, perché gli sforzi letterari di Martin vengono rifiutati dalle redazioni che respingono ogni suo saggio, racconto o poesia, troppo nuovi e diversi per i gusti standardizzati. E per Elena e la sua famiglia borghese la mancanza di una “posizione” è un problema, o meglio, una pecca imperdonabile.
Liberamente ispirato al romanzo più celebre dello scrittore americano Jack London, il Martin Eden di Pietro Marcello sposta l’azione da Oackland a Napoli, stratificando ulteriormente una vicenda che già nella narrazione originale mostrava infiniti livelli di lettura.
Dunque Marcello intercala alle scene di finzione, ambientate durante i primi dell’Ottocento, materiali di repertorio tratti da numerosi archivi (uno almeno, quello dei due bambini che ballano, già visto al cinema) in epoche diverse, con grande libertà di movimento e la capacità di giustapporre le vicende narrate da London alla condizione sempiterna di una Napoli insopprimibilmente vitale anche a fronte di condizioni economiche punitive. La color correction e la colorizzazione dal bianco e nero originale, ad opera degli abili tecnici dell’Istituto Luce, aggiunge livelli cromatici a quelli filmici e letterari di una sceneggiatura (dello stesso Marcello con Maurizio Braucci) che è la vera spina dorsale del film.
Il montaggio è preciso e veloce (anche se si sente la mancanza del gusto selettivo di Sara Fgaier, questa volta sostituita al fianco di Marcello dalla francese Aline Hervé e da Fabrizio Federico). La fotografia e la scenografia sono, opportunamente, affidate a mani diverse per le parti in cui Martin è giovane e quelle in cui ha raggiunto l’età adulta: perché anche il romanzo originale è diviso nettamente in due, l’entusiasmo giovanile del protagonista e il disincanto dell'(anti)eroe “cresciuto”. Il problema semmai è che mentre nella prima parte Luca Marinelli è perfettamente credibile nei panni del protagonista incolto ma pieno di vita e di volontà di apprendere, nella seconda la sua caratterizzazione risulta artefatta e sopra le righe, complice anche un pessimo hairstyling.
La storia di Martin Eden è notoriamente quella semiautobiografica di Jack London, autodidatta arrivato al successo letterario solo dopo una serie infinita di lavori umili, e probabilmente corrisponde a qualche elemento personale della vita di Pietro Marcello, anche lui cresciuto con grande fatica solitaria all’interno di un’industria cinematografica che premia più spesso il franchising che la visione originale. Così come Martin Eden racconta un’audacia frustrata, Marcello manovra con spregiudicatezza la cinepresa inseguendo le peripezie di un autore incompreso, e si prende continue libertà registiche nella forma sincopata della narrazione, che sceglie gli eventi salienti e li allinea con la frenesia che àgita il protagonista, senza preoccuparsi di fornire spiegazioni che aiutino lo spettatore nel seguire la trama.
Luca Marinelli è un Martin Eden ideale, con quello sguardo leggermente allucinato che rende comprensibili le accuse di “megalomania” rivolte dai placidi borghesi adagiati nel proprio intoccabile benessere. Meno adatta nei panni di Elena Orsini Jessica Cressy, il cui accento francese non è mai giustificato, che fa rimpiangere l’intensità espressiva della fisicamente simile Vicky Krieps ne Il filo nascosto. Più ancora che Carlo Cecchi nei panni di Russ Brissenden (perché sono stati mantenuti in inglese solo il suo nome e quello di Martin?) sono straordinari i ruoli di contorno, affidati ad attori del palcoscenico napoletano: Autilia Ranieri (Giulia, la sorella di Martin), Gaetano Bruno (il giudice Mattei), e soprattutto la meravigliosa Carmen Pommella (Maria). Chiude il cerchio il sempre efficace Marco Leonardi, qui nel ruolo del marito di Giulia. Straordinario anche il commento musicale che mescola Debussy a Teresa De Sio con altrettanta libertà di quella con cui Marcello unisce immagini girate oggi e ieri.