Con Lyna Khoudri, Alseni Bathily, Jamil McCraven, Finnegan Oldfield.
Titolo originale Gagarine. Drammatico (colore). Durata 95 min. Francia 2020 (Officine Ubu)
GAGARINE
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Alla periferia sud di Parigi, l’enorme complesso residenziale Cité Gagarine, un tempo simbolo di modernità e progresso, sta per essere demolito dopo anni di degrado rampante. Tra le 370 famiglie in attesa di essere assegnate ad altre abitazioni c’è chi è più pronto di altri a dire addio a un luogo così significativo, ma su tutti è il sedicenne Youri, che lì è cresciuto, a non volersi rassegnare. Mentre gli appartamenti attorno a lui si svuotano, e mentre i cantieri e gli operai si moltiplicano, il ragazzo che porta il nome del primo uomo nello spazio mette il talento ingegneristico e una fantasia “cosmica” al servizio di un sogno.
Il “film di banlieue” è una categoria problematica, spesso riduttiva e a volte ghettizzante, eppure capace di emergere da un decennio all’altro con incredibile risonanza, certificando momenti importanti della storia francese.
In un’epoca di grande tumulto e trasformazione nella società d’oltralpe, puntuali sono emerse pellicole come I Miserabili del 2019, che mettono a fuoco tensioni sociali e razziali con energia documentaristica.
Bell’esordio dei registi Fanny Liatard e Jérémy Trouilh, Gagarine è quasi contemporaneo al successo di Ladj Ly ma ne rappresenta la faccia opposta, con un approccio sognante e uno sguardo diretto alle stelle più che alle emergenze della strada. Favola urbana che si concede il lusso di enfatizzare il possibile e non il conflitto, la storia di Youri mostra uno sguardo non banale su cosa sia il senso di appartenenza a un luogo, e cosa comporti smantellare una comunità nel senso più concreto del termine.