Con Ehsan Mirhosseini, Shaghayegh Shoorian, Kaveh Ahangar,Alireza Zareparast.
Titolo originale Sheytan vojud nadarad. Drammatico (colore). Durata 150 min. Germania, Repubblica ceca, Iran 2020 ()
IL MALE NON ESISTE
Heshmat è un buon padre e un buon marito attento ai bisogni della famiglia. Ogni mattino si alza presto per andare al lavoro. Quale lavoro? Pouya non se la sente di essere colui che legalmente dovrà sopprimere una vita umana. Cosa dovrà fare per evitare questo compito? Javad non sa che insieme alla sua ufficiale dichiarazione d’amore in occasione del compleanno della fidanzata dovrà confrontarsi con un evento che l’ha scossa profondamente. Bahram è un medico che esercita in una località sperduta e che ha deciso di incontrare per la prima volta la nipote, che vive in Germania, per rivelarle un segreto.
Forse non tutti sanno che di “Bella ciao” non esiste solo l’universalmente nota versione partigiana ma anche una legata al lavoro delle mondine. Alcuni dei suoi versi recitano:
Il capo in piedi col suo bastone
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
il capo in piedi col suo bastone
e noi curve a lavorar.
(…) Ma verrà un giorno che tutte quante
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
ma verrà un giorno che tutte quante
lavoreremo in libertà.
È nella versione cantata da Milva che essi risuonano nel film di Mohammad Rasoulof a sottolineare il bisogno di liberarsi da un particolare lavoro in uno Stato che prevede ancora la pena di morte. Il cinema iraniano, anche quello di grande valore artistico e tematico, è rimasto quasi sempre legato a situazioni e condizioni locali. Solo l’emigrazione ha permesso ad alcuni registi (ad esempio Asgar Farhadi) di allargare i propri orizzonti.
In questa occasino Rasoulof, restando forzatamente in patria in seguito a una sentenza che lo considera “propagandista contro il governo islamico”, realizza un film che andrebbe acquisito dalle distribuzioni di tutto il mondo e, in particolare, da quelle dei Paesi che conservano nella loro legislazione la pena di morte
Perché le quattro vicende mette in scena in capitoli separati, aventi un loro titolo specifico, affrontano tutte il tema seppur da prospettive diverse e con grande efficacia narrativa. Rasoulof dice che un giorno ha visto casualmente in strada uno dei suoi persecutori del passato e si è messo a seguirlo con l’intenzione di affrontarlo verbalmente in modo molto duro. Ma, prima di farlo, si è accorto dai comportamenti dell’uomo che non era un mostro ma che lo Stato repressivo lo aveva indirizzato in modo tale che il suo lavoro ne garantisse la continuità illiberale.
Le motivazioni al patrocinio di espresse dal portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury:
“In una società in cui i diritti umani
non sono tutelati, la loro
violazione incombe sulle vite delle
persone e sulle relazioni tra
persone. Le quattro storie de “Il
Male non esiste” illustrano
drammaticamente questo
condizionamento ma ci
raccontano, soprattutto, come di
fronte alle violazioni dei diritti
umani – tra cui, in questo caso, la
più estrema, ossia la pena di
morte – resti la possibilità di una
scelta individuale: si può dire sì, si
può dire no. Le conseguenze,
nell’uno e nell’altro caso, non
saranno mai indolori. Quando
avrete terminato di vedere “Il male
non esiste” vi porrete questa
domanda: “Io, al posto loro, cosa
avrei fatto?”