Con Naíma Sentíes, Montserrat Marañon, Marisol Gasé, Saori Gurza, Mateo Garcia.
Titolo originale . Drammatico (colore). Durata 95 min. Messico, Danimarca, Francia 2024 ( Officine Ubu)
In una grande casa patronale circondata da un rigoglioso giardino si sta organizzando una festa. Sol ha 7 anni, è la più piccola tra i nipoti della famiglia estesa il cui capostipite è l’anziano nonno costretto a comunicare con il laringofono. Nel caos dei preparativi, la bimba gioca con i cugini, le zie, gli animali che passeggiano disinvolti per casa, chiedendo insistentemente di visitare suo padre, un giovane pittore da tempo malato che riposa nella camera al piano superiore. Ignara di quanto le riserva il futuro, Sol attende con pazienza il momento in cui potrà donare al genitore la più gioiosa delle sorprese.
Nella casa-mondo di una famiglia estesa, Lila Avilés mette in scena un inno alla vita, all’amore e all’arte che celebra la gioia dell’esistere senza temere la morte.
Opera seconda dalle messicana Lila Avilés, Tótem è un affresco corale in tono di commedia ma a sfondo drammatico che inquadra nell’immersivo formato 4/3 una giornata speciale di una famiglia estesa. Grazie all’adozione del punto di vista della piccola protagonista Sol (la magnifica esordiente Naima Senties), il film adotta l’approccio innocente alle complessità della vita che, filtrata dallo sguardo infantile, ritorna alla sua dimensione giocosa, caoticamente vibrante e straordinariamente magica.
L’ingresso in tale dimensione di leggerezza (ma non superficiale) è praticamente immediato, ed è sancito dal momento in cui la bimba varca la soglia della grande casa di famiglia indossando una voluminosa parrucca colorata e un naso rosso da pagliaccio. La mamma la spinge tra le braccia delle zie salutandola frettolosamente prima di tornare al lavoro: quel gesto corrisponde all’invito della 41enne regista di Città del Messico a farsi travolgere dal suo cinema luminoso, coloratissimo ed esplosivo, edificato su movimenti di macchina frenetici e fluidi piani sequenza che penetrano in ogni angolo della messa in scena, il tutto a misura di bambina.
Al centro dello sguardo è la casa, intesa come l’antico oikos, il focolare domestico, dove relazioni e legami famigliari possono abitare liberandosi di pudori e sovrastrutture.