Con Lodo Guenzi, Jacopo Costantini, Matteo Gatta.
Titolo originale Est - Dittatura last minute. Commedia (colore). Durata 104 min. Italia 2020 (distribuito da Genoma Films)
Ottobre 1989. Pago, Bibi e Rice sono tre amici 24enni che da Cesena partono per una vacanza nell’Europa dell’Est. Il muro di Berlino crollerà un mese dopo, a seguire ci sarà la dissoluzione dell’Unione Sovietica, già ampiamente nell’aria: “Sta finendo tutto e noi ce lo stiamo perdendo”, pensano, e vogliono essere testimoni del loro tempo. A Budapest incontrano Emil, un uomo che è fuggito dalla Romania di Ceausescu e chiede lai ragazzi di consegnare una valigia alla sua famiglia a Bucarest. Non se ne parla, afferma Rece, che con la sua cinepresa filma il viaggio e si è portato dietro un carico di biancheria intima femminile da vendere “ai mercatini”. Sarà il mite Bibi ad infilare la valigia di Emil nel bagagliaio, dando il via ad un’avventura emozionante e pericolosa.
Tratto da una storia vera, EST – Dittatura Last Minute è un road movie in cui succedono tante cose al limite della credibilità e che però in quegli anni, in quei luoghi e con l’ingenuità “un po’ cogliona” dei ventenni di allora accadevano davvero.
La parte più convincente del film è infatti la riconoscibilità, per chi l’ha attraversato, di quel mondo più semplice e naif, sia in Italia che nei Paesi esteuropei. La ricostruzione d’ambiente (le scenografie sono di Paola Zamagni, Iuliana Vilsan e Alexandra Takacs, i costumi di Magda Accolti Gil e Luminita Mihai) è credibilissima nonostante (o proprio per) i mezzi limitati, e la sceneggiatura, così come la recitazione dei tre giovani protagonisti – fra cui Lodo Guenzi, frontman del gruppo ‘Lo Stato Sociale’ – ha un sapore retrò.
Alle riprese si alternano i video girati all’epoca dei fatti dal vero Rice, cui si aggiunge tanto materiale d’archivio proveniente dalle Teche Rai e da Cinecittà-Luce, ma anche da fonti minori e private. Il regista è quell’Antonio Pisu, figlio di Raffaele e nipote di Mario, che ha già mostrato un’attrazione per il surreale nel suo primo lungometraggio, Nobili bugie; alla produzione (e nel ruolo minore del Bolognese) c’è invece Paolo Rossi Pisu, il fratello che Antonio ha scoperto di avere in età adulta, e che con lui ha fondato una casa di produzione.
Quel che emerge da questo racconto è il ricordo di una Romania povera e dignitosa sottomessa a un dittatore spietato, un luogo di delazione diffusa, di controlli e perquisizioni costanti, di file per procurarsi qualcosa da mangiare e di mercati neri. Ed è un ricordo straziante, che poco a poco trasforma il percorso dei protagonisti da avventura picaresca a viaggio di formazione, al termine del quale i tre non saranno più gli stessi, perché avranno dovuto imparare a crescere.