Con Bai Baihe, Jing Boran, Jiang Wu, Elaine Jin, Wallace Chung, Eric Tsang, Sandra Ng, Tang Wei, Yao Chen, Yan Ni, Bao Jianfeng, Wang Yuexin, Guo Xiaodong, Li Jingjing, Cindy Tian, Zhang Yuexuan.
Titolo originale Zhuo yao ji. Fantastico, Azione, Commedia (colore). Durata 116 min. Cina 2015 (Microcinema)
L’industria cinematografica cinese dà prova di un ulteriore passo avanti nel suo cammino di maturazione, lento ma inesorabile, con un blockbuster da 40 milioni di dollari che mescola live action e animazione, girato in 3D. I risultati di pubblico sono stati sbalorditivi, visto che Monster Hunt ha sfiorato i 400 milioni di dollari in patria, diventando il maggior successo al botteghino per un film nazionale. Sembrerebbe contabilità, ma è la dimostrazione di un bisogno di ricominciare da zero del cinema commerciale cinese, che sembra voler (ri)utilizzare i suoi stilemi tradizionali, ma applicandoli a un cinema dalla elevata spettacolarità, così come il budget. In questo caso è un animatore di casa a Hollywood, dove ha codiretto Shrek 3, Raman Hui, a tentare un’operazione di ibridazione fra animazione accurata, avventura e wuxia in costume. Il tutto con il collante di un’ironia ai limiti della parodia e del demenziale.
In un mondo di fantasia gli umani hanno sconfitto i mostri confinandoli nelle remote montagne oscure. Per secoli i due mondi non hanno più comunicato, a parte qualche isolato sconfinamento di mostri finiti massacrati dai cacciatori umani addestrati allo scopo. Fino a quando un nuovo re dei mostri conquista il potere, pronto a ristabilire un nuovo equilibrio mondiale. Nel frattempo in un tranquillo villaggio rurale degli umani un ragazzo goffo non sa di essere l’erede di un’antica famiglia di cacciatori di mostri e il nuovo nato della famiglia regnante spodestata sta per nascere proprio fra gli umani.
Raman Hui realizza un frullato di generi consapevolmente anarchico. Se il tono è giocoso, le tematiche affrontate sono piuttosto scolastiche: il rispetto delle diversità, la tolleranza e il mantenimento dell’equlibrio. La contrapposizione è fra bene e male, non fra specie e specie. Le famiglie hanno invaso i cinema cinesi per vedere questi mostri, più quelli teneri e bisognosi d’affetto che quelli feralmente aggressivi. Nel paese della politica del figlio unico, molto risalto viene poi dato alla scelta del padre del protagonista di abbandonarlo da bambino, salvo poi compiere un percorso di rinnovata consapevolezza che lo porta a specchiarsi in quella dolorosa e inaccettata decisione. Troppo ripetitivo e faticoso a prendere il via, quanto più apprezzabile nella seconda parte, Monster Hunt è una creatura meticcia che annulla gli aspetti più godibili delle sue singole parti.