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La pelle dell’orso

di Marco Segato

Con Marco Paolini, Leonardo Mason, Lucia Mascino, Paolo Pierobon, Maria Paiato, Mirko Artuso, Valerio Mazzucato, Massimo Totola.

Titolo originale La pelle dell'orso. Commedia, Drammatico (colore). Durata 92 min. Italia 2016 (Jolefilm, Rai Cinema Distribuzione: Parthénos)

Un film solido e coeso che riesce a raccontate con nitore e parsimonia il passaggio di potere e competenze che deve avve
La pelle dell’orso

Trama:
Anni Cinquanta. In un villaggio nel cuore delle Dolomiti vivono Domenico, un ragazzino sveglio ma introverso, e il padre Pietro, un uomo consumato dalla solitudine e dal vino, che per campare lavora alle dipendenze di Crepaz. Il rapporto tra padre e figlio è aspro e difficile, i lunghi silenzi li hanno trasformati in due estranei. Una notte la tranquillità della valle viene minacciata dal diaol, il diavolo, un orso vecchio e feroce che ammazza una vacca dentro una stalla. La comunità è in preda a un terrore superstizioso e non ha la forza di reagire. Una sera all’osteria in uno scatto d’orgoglio, Pietro lancia una sfida a Crepaz: ammazzerà l’orso in cambio di denaro. La sfida viene raccolta tra le risate e lo scetticismo generale. È l’occasione che Pietro aspettava da tempo, il mattino dopo, senza dir nulla a nessuno parte per la caccia. Domenico lo viene a sapere e decide di seguirlo. A sua volta abbandonerà la sicurezza del paese per avventurarsi verso l’ignoto. Padre e figlio si immergono nei boschi, sempre più a fondo, fino ad esserne inevitabilmente trasformati. A poco a poco si riavvicinano, si riconoscono e il muro che li separava si sgretola nell’immensità della natura.

 

Recensione:

Anni cinquanta. Domenico ha 14 anni e vive da solo con il padre Pietro da quando la madre è morta in circostanze misteriose. Pietro, uscito di galera, è il bersaglio della piccola comunità montana che lo considera “una bestia”. Quando in paese si ripresenta el Diàol, il diavolo, un orso che ha già mietuto vittime in passato, Pietro intuisce la possibilità del suo riscatto: dunque scommette con il padrone della cava di pietra locale, Crepaz, che ucciderà l’orso. Se riuscirà nell’impresa guadagnerà una somma enorme per l’epoca e la zona. Se invece fallirà, regalerà un anno del suo lavoro di spaccapietre a Crepaz. Anche per Domenico la caccia all’orso è un’occasione: per riavvicinarsi al padre, mettere alla prova la propria abilità con il fucile, e dimostrare che non è un bocia, ma un giovane uomo pronto ad affacciarsi alla vita adulta.
Marco Segato, autore di documentari e regista teatrale formatosi all’Università di Padova e alla factory delle Scuole Civiche di Cinema di Milano, debutta al lungometraggio con una storia narrata in purezza, tratta dal romanzo di formazione “La pelle dell’orso” di Matteo Righetto. E fa una serie di scelte di grande saggezza e umiltà: scrive la sceneggiatura insieme a Marco Paolini, protagonista del film nei panni di Pietro (e soggetto di alcune regie teatrali di Segato), ed Enzo Monteleone; sceglie come direttrice della fotografia Daria D’Antonio, eccezionale nel far emergere le figure dal buio e nel dosare il fuoco fra primo piano e sfondo; affida i ruoli principali a Paolini e al giovanissimo ma efficace Leonardo Mason, e affianca loro un cast di interpreti di spessore, da Lucia Mascino a Paolo Pierobon a Maria Paiato; abbina al montaggio il “veterano” Paolo Cottignola (David di Donatello per Il mestiere delle armi) e la pluripremiata Esmeralda Calabria; infine costruisce un manto sonoro che riequilibra silenzi della montagna e dialoghi limati all’osso con le musiche di Andrea Felli (il suono è di Remo Ugolinelli e Alessandro Palmerini).
Vale la pena fare tanti nomi perché La pelle dell’orso è un lavoro di squadra capitanato con mano salda da un regista tanto abile nel delegare alle eccellenze quanto nel dare loro la linea da seguire: il risultato è un film solido e coeso che riesce a raccontate con nitore e parsimonia il passaggio di potere e competenze che deve avvenire fra un padre e un figlio, costruito attraverso reciproci appostamenti che occasionalmente coinvolgono anche un orso (assai ben filmato), funzionale alla formazione di un uomo, o forse anche di due.
La durezza dei personaggi e dei paesaggi è ben servita da una regia che rifiuta la spettacolarizzazione senza per questo rinunciare all’accessibilità narrativa, e i volti intagliati nel legno dei protagonisti contribuiscono al racconto più delle loro parole scarne e schive. A poco a poco ognuno svelerà i propri segreti, con pudore e sollievo: perché i macigni sulla coscienza non si spaccano con la vanga, ma con la capacità di ascolto.

Programmazione film
PROGRAMMAZIONE
TERMINATA