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LA RAGAZZA CON IL BRACCIALETTO

di Stéphane Demoustier

Con Melissa Guers, Roschdy Zem, Anaïs Demoustier, Annie Mercier, Pascal Garbarini.

Titolo originale La Fille Au Bracelet. Drammatico (colore). Durata min. Francia 2021 ( Satine Film)

LA RAGAZZA CON IL BRACCIALETTO

LA RAGAZZA CON IL BRACCIALETTO

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Lisa ha 18 anni e un braccialetto elettronico alla caviglia. Accusata due anni prima del presunto omicidio della sua migliore amica, attende il processo a casa dei genitori. Bruno e Céline la sostengono, interrogandosi ciascuno a suo modo sulla maniera migliore di fare fronte al dramma familiare. Bruno è un padre proattivo, Céline una madre bloccata davanti al destino della figlia. Un destino che si gioca in tribunale tra accuse e difese, confessioni e testimonianze che rivelano la sua vita intima e rendono difficile discernere la verità. Chi è veramente Lisa? Conosciamo veramente chi amiamo? Come capire che esiste sempre un’altra verità? In piedi davanti a un crimine che giura di non aver commesso, Lisa aspetta (forse) impassibile il giudizio della corte.

Se il titolo di un film è sempre un indizio, quello di Stéphane Demoustier rivela una suggestione artistica.

Classico come un quadro di Leonardo (“La Dama con l’Ermellino”) o di Vermeer (“La ragazza col turbante”), enfatizza un dettaglio folgorante (un braccialetto) che àncora la protagonista al sospetto. La fille au bracelet è il ritratto di un’enigmatica adolescente di cui non sappiamo ne sapremo mai niente. Frontale al centro della scena e dietro il vetro della cabina degli imputati, Lisa ci guarda ma non si lascia scoprire. Alla maniera di Leonardo e di Vermeer, Demoustier disegna una donna-bambina, lasciandoci ammirare quello che non si può vedere, l’inconoscibile che rifiuta di ridursi a conosciuto.

È consuetudine considerare che il peso o il valore di un gioiello tradiscano in un quadro la nobiltà o la cupidigia, la virtù o un vizio passibile almeno del purgatorio. Il bijou del titolo si rivela allo stesso modo elemento che allunga l’ombra sull’incipit solare e introduce il genere.
Avviato sulle spiagge della Côte de Jade, dove una famiglia si svaga in campo lungo, La fille au bracelet è un courtroom drama allacciato come un ornamento alla caviglia della sua protagonista. Il dispositivo elettronico che gli imputati agli arresti domiciliari devono indossare è il segnale di allarme di un ‘arresto’ che ha isolato un adolescente e colpito al cuore la sua famiglia. Un padre e una madre che scoprono, di fronte alle evidenze di una vita della figlia ben più complessa e affollata di quanto credessero, che esistono altre verità. Spazi e segreti, parti di lei che crescono in sordina, che sfuggono, che li tengono lontani. E nel corso del processo, Bruno e Céline prendono coscienza di questo, che no, non li conosciamo mai del tutto i nostri figli. Seduti sui banchi del tribunale arrivano progressivamente ad accettare che persino fra gli esseri umani più uniti persistono distanze infinite e che si può addirittura amare quella distanza. Uno scarto che l’avvocato della difesa perora nell’arringa finale.

 

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