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LA VITA NASCOSTA – HIDDEN LIFE

di Terrence Malick

Con August Diehl, Valerie Pachner, Matthias Schoenaerts, Michael Nyqvist, Bruno Ganz.

Titolo originale HIDDEN LIFE. Biografico, Drammatico, Storico, (colore). Durata 173 min. USA, Germania 2019 (20th Century Fox Italia)

La storia vera di Franz Jägerstätter, un contadino austriaco che si ribellò con tutta la sua forza all'invasione nazista
LA VITA NASCOSTA – HIDDEN LIFE
A Hidden Life: andare al cinema e (ri)trovare se stessi
Recensione di Francesco Gatti
 
No, non sarà come le altre volte. Le lunghe attese dei film di Malick sono state sempre dettate dai ritmi del regista e dalla sua ossessione quasi maniacale per i dettagli. I protagonisti dei film di Malick sono stati sempre star di Hollywood che, pur di lavorare con il timido texano, hanno accettato qualsiasi condizione: cachet a livelli sindacali, lavorare senza sceneggiatura o senza garanzia di minutaggio ad opera finita. Stavolta ci troviamo di fronte un cast quasi integralmente germanofono, tra cui un monumentale Bruno Ganz alla sua ultima apparizione.
 
Subito prima della guerra, a Redugund si incontrano e si innamorano Franz Jägerstätter e Franziska Schwaninger detta Fani: coltivano i campi in un’oasi bucolica che assomiglia in tutto e per tutto all’Eden. Ma il male e la guerra sono dietro l’angolo. Franz è coscritto, ma si ribella al nazismo, rifiutandone logiche e finalità: sarà processato e giustiziato nel 1943; beatificato come martire della Chiesa Cattolica nel 2007.
 
Lungo questa sottile linea nera che divide il bene dal male e il giusto dallo sbagliato si muove il film, che, dopo le potenti elissi cui ci ha abituato Malick nelle ultime 4 opere, che hanno disorientato non poco parte della critica e gran parte del pubblico, riporta lo spettatore con i piedi per terra; la struttura narrativa, accompagnata dalla solita voce off, è solida e lineare. I dilemmi sul perché del male e su come l’uomo possa aver la presunzione di cambiare il corso delle cose, rovinando il nostro pianeta, sono ora finalmente scanditi da ritmi più comprensibili. L’affresco di Tree of Life, magnifico e incompreso pare solo un ricordo, e sentiamo più vicini a A Hidden Life altri capolavori di Malick, quali La Sottile Linea Rossa e The New World.
 
Amare la madre terra e rispettare la natura in fin dei conti è prendersi cura dell’uomo e dimostrare di meritare l’amore di Dio. Perché ognuno di noi deve essere in grado di riconoscere il bene dal male, per essere all’altezza del Creato. Non c’è spazio per altro nella mente “semplice” del Beato Franz Jägerstätter, e la cosa, finalmente, ci riconcilia, dopo mesi difficili, con il Cinema vissuto al chiuso, perché l’Eden si può trovare ovunque, anche in una sala di un piccolo cinema di provincia.
MALICK RITROVA LA NARRAZIONE E FA VIBRARE UN’OPERA SPIRITUALE CON LA SERENA EVIDENZA DEL SUO TALENTO.

Recensione di Marzia Gandolfi

Ubicato nell’Alta Austria, Radegund è un’oasi di pace dove Franz e Fani si sono incontrati e innamorati. La loro vita scorre lieta scandita dalle stagioni e dalle campane della chiesa, dal lavoro nei campi e la ricreazione sui prati. Ma la guerra allunga la sua ombra e rovescia il loro destino. Franz è chiamato alle armi e a giurare fedeltà al Führer. Incapace di concepire la violenza obietta, procedendo in direzione ostinata e contraria. Arrestato per tradimento, viene processato e condannato a morte nell’agosto del 1943.

Lasciata alle spalle la preoccupazione della narrazione, Terrence Malick si era avventurato sempre più lontano nell’esplorazione mistica dello spazio e del tempo. Voyage of Time sviluppava il racconto delle origini di The Tree of Life, rivelandosi l’esito logico della traiettoria del suo cinema: un assemblaggio di immagini improntate alla realtà fisica del mondo e di altre generate dal computer.

In questo viaggio temporale tra sequenze superbe e ricostruzioni naïf, tra dinosauri sintetici e grandi scimmie, lo spettatore non aveva altra guida che un commento pronunciato come una melopea religiosa da Cate Blanchett. Senza più personaggi, finzione e presa sul reale, Voyage of Time era un vero delirio megalomane. Poetico forse ma filosoficamente modesto e metafisicamente lontano dalle scimmie di 2001: Odissea nello spazio. Insomma, più Malick invocava l’umanità a parole e più le sue immagini se ne allontanavano, campate in aria e in compagnia di dio. Ma il mistero malickiano è infinito e gira a pieno regime.

A Hidden Life rimette l’autore in asse, nel suo asse di predilezione: il dramma storico dentro il contesto rurale e la celebrazione della natura. Malick ritorna in maestà e con la serena evidenza del suo talento, torna soprattutto ai fondamentali, riconciliando i fan della prima ora con quelli incondizionati che l’hanno seguito fino all’estremo del suo neocinema elegiaco e panteista.

A Hidden Life, storia (vera) di un contadino austriaco accusato di tradimento dal regime hitleriano, annuncia un cambiamento di forma. Un cambiamento che toglie il fiato e ritrova il romanticismo dell’autore, quella sua visione di una natura viva che esprime i sentimenti dei personaggi e i loro legami col mondo. Resistente e abbarbicato alla terra come il suo villaggio, Franz Jägerstätter è un eroe tenace che non beve birre con chi si lancia in tirate invasate e resiste sotto il peso della guerra come le montagne sotto quello delle nuvole, nere come il corvo e le divise delle SS. Franz vive la subordinazione dell’Austria alla Germania nazista come un dramma personale, narrato in voce off, una meditazione che prosegue da un coniuge all’altro, convergendo in un solo monologo melanconico. Franz e Fani sono al cuore del film ma non si esprimono mai ‘in primo grado’.

Programmazione film
PROGRAMMAZIONE
TERMINATA