Con Martin Luther King, J. Edgar Hoover, Andrew Young, James Comey, H. Rap Brown.
Titolo originale . Docu-fiction (colore). Durata 104 min. USA 2020 (Wanted)
A partire da alcuni file recentemente desecretati, il film ricostruisce il tentativo dell’FBI di screditare Martin Luther King, dal 1955 al 1968, anno della sua uccisione, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani e tra le personalità più in vista degli Stati Uniti. Pastore protestante, King tradiva ripetutamente la moglie e l’agenzia federale registrò i suoi incontri e le sue conversazioni con l’obiettivo di rovinare la sua reputazione. L’accento è posto soprattutto sull’accanimento di dirigenti e politici nei confronti di King, mentre del famoso leader politico e spirituale è messo in luce il rapporto con quel potere che lo adulava e al tempo stesso lo combatteva.
Le registrazioni degli incontri segreti di MLK con le sue amanti non sono presenti nel film: nel 1977 l’ordinanza di un tribunale federale ha stabilito che solo nel 2027 potranno uscire dagli archivi nazionali dove ora sono conservate. Non siamo perciò di fronte alle rivelazioni piccanti sulla vita segreta di un gigante del XX secolo, ma a una riflessione sul rapporto fra singolo e potere.
La forma è quella che ci si può aspettare da un film americano di questo tipo: un documentario di stampo televisivo in cui materiali d’archivio, testimonianze d’epoca e altre raccolte per l’occasione, fotografie, documenti, registrazioni e ricostruzioni offrono il quadro di una vicenda in cui lotte per i diritti civili, cronaca nera e trama spionistica si incrociano.
Fulcro del discorso è ovviamente Martin Luther King, anche se la controparte dell’FBI e del suo creatore J. Edgar Hoover sono altrettanto determinanti: Martin Luther King vs FBI è la storia di un’ossessione; di come «il negro più pericoloso d’America» o «il più grande bugiardo d’America», come a un certo punto l’FBI cominciò a chiamare King, divenne una minaccia soprattutto per via dei rapporti con Stanley Levison, avvocato ebreo bianco negli anni ’50 vicino ad ambienti comunisti.