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Mistero a Crooked House

di Gilles Paquet-Brenner

Con Christina Hendricks, Gillian Anderson, Glenn Close, Max Irons, Terence Stamp, Amanda Abbington, Stefanie Martini, Julian Sands, Roger Ashton-Griffiths, Christian McKay, Honor Kneafsey.

Titolo originale Crooked House. Drammatico, Noir (colore). Durata 90 min. uk 2017 (Videa - CDE)

Mistero a Crooked House

Il detective Charles Hayward viene reclutato da una ex fiamma, Sophia Leonides, per trovare il colpevole dell’omicidio di suo nonno Aristides, ricco patriarca, prima che Scotland Yard porti a galla scomodi segreti di famiglia. Circolando per il maniero del defunto, abitato dai figli, dalle loro famiglie e dalla giovane seconda moglie, Charles si accorge presto che ciascuno di loro può essere sospettato del crimine, per qualche ragione, compresa Sophia stessa.
Mistero a Crooked house comincia come un hard boiled alla Hammett, con la figura di un detective che non vede un caso da troppo tempo e che ha bisogno di pagare le bollette e ritinteggiare le pareti umide del suo buio ufficio.

Ma in realtà lo scontro più violento che il protagonista si troverà a fronteggiare non sarà a colpi di pistola o di pugni a mani nude, bensì di domande impertinenti e risposte elusive.

In questo, che è uno dei figli di carta a cui Agatha Christie ha voluto più bene, dei tantissimi che ha partorito, la scrittrice ha portato a livello di virtù la sua abilità nella descrizione sociocaratteriale, concentrando spaccati umani molto differenti, per psicologia e apparenza, dentro un’unità di ambiente. Proprio come in una casa di bambole, di quelle d’epoca vittoriana, dove chi gioca muove persone e oggetti come una piccola burattinaia o un narratore onnisciente, che tutto conosce e tutto può.
Gilles Paquet-Brenner, che ha sostituito Neil LaBute in corso di preproduzione, agisce esattamente con lo stesso spirito, armi del cinema alla mano: ogni personaggio è un mondo a sé stante, con la sua scenografia, i suoi colori, la sua musica, il suo “genere” di appartenenza. Il risultato è una ronde efficace: non si sobbalza ma neppure ci si annoia ad aprire le tante porte di casa e ad affacciarsi sui diversi mondi in miniatura. Come in ogni girotondo, si termina al punto di partenza, all’imbocco delle scale, sotto il ritratto di chi ha dato inizio al gioco.

Il cast è la forza del film, anch’esso plurigenerazionale, con Glenn Close e Terence Stamp nella parte dei leoni, Gillian Anderson e Julians Sands rappresentanti della lost generation e Max Irons e Stefanie Martini perfetti alter ego dello spettatore moderno, catapultato per un’ora e mezza in un mondo senza tempo.

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