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Dove non ho mai abitato

di Paolo Franchi

Con Emmanuelle Devos, Fabrizio Gifuni, Giulio Brogi, Hippolyte Girardot, Isabella Briganti, Giulia Michelini, Fausto Cabra, Valentina Cervi, Jean-Pierre Lorit, Naike Rivelli, Yorgo Voyagis, Alexia Florens.

Titolo originale Dove non ho mai abitato. Drammatico (colore). Durata 97 min. Italia 2017 (Lucky red)

Dove non ho mai abitato

Massimo è il delfino e il “figlio putativo” di Manfredi, celebre architetto della Torino bene. Francesca è la vera figlia del luminare, anche lei architetto di talento: ma con grande disappunto del padre la donna ha deciso di abbandonare la professione e trasferirsi in Francia con un marito che, secondo Manfredi, non vale un centesimo di quello che vale lei. Quando Francesca torna a Torino per fare visita al padre, Manfredi le affida l’incarico di portare a termine la ristrutturazione di una magnifica villa alle porte della città, affiancando Massimo nell’impresa. Il celebre architetto non sa (o forse sì) che fra Massimo e Francesca nascerà una forte attrazione, dovuta anche alle similitudini fra i due caratteri: entrambi introversi e timorosi di abbandonarsi alla vita e alle sue sorprese.

Paolo Franchi mette a frutto le sue qualità naturali, in particolare la familiarità con il ceto altoborghese e la capacità di gestire cinematograficamente gli spazi. Sono infatti gli spazi, o meglio, il modo in cui i personaggi si relazionano ad essi, i protagonisti della storia.

Massimo e Francesca si ritrovano incastonati in ambienti ricchi di privilegio e poveri d’aria, limitandosi a costruire per gli altri le case dei sogni, e tenendo invece intrappolati dentro di sé i loro desideri. Come suggerisce il titolo del film Franchi descrive spazi in cui nessuno, tranne il vulcanico e iconoclasta Manfredi, abita pienamente, e non è un caso che l’architetto 84enne appartenga ad una generazione lontana, mentre i cinquantenni Massimo e Francesca sono figli di un’epoca in cui il coraggio e l’iniziativa personale erano già compressi e frustrati. Franchi racconta la sua storia con estrema precisione di sguardo, avvalendosi della splendida fotografia di Fabio Cianchetti che sottolinea luci e ombre, e del montaggio rigoroso e pudico di Alessio Doglione che ci trattiene sulla soglia dei sentimenti. La recitazione di Fabrizio Gifuni ed Emmanuelle Devos nei panni di Massimo e Francesca è un gioco di sguardi che svela un’interiorità incandescente e di corpi che la trattengono a stento, mentre Giulio Brogi regala a Manfredi quella simpatia e fragilità che temperano il suo egocentrismo e la sua vanità d’artista.

Dove non ho mai abitato racconta due solitudini e fotografa un’empasse borghese, nel solco di Antonioni e di Visconti, delimitata da pareti che apparentemente accolgono e in realtà comprimono fino a soffocare. Il soggetto vede fra gli autori la scrittrice Mariolina Venezia, la sceneggiatura è di Paolo Franchi con Rinaldo Rocco e Daniela Ceselli, e i dialoghi di Franchi e Rocco punteggiano con esattezza una storia fatta soprattutto di silenzi e di “non detti”. Le musiche di Pino Donaggio sembrano composte per un thriller, ed è giusto così, giacché non c’è peggior crimine della soppressione di un anelito profondo e vitale. La cinepresa di Franchi mette spietatamente a fuoco ciò che conta e sfoca volutamente tutto il resto, ammorbidendo e sfumando una trama che è spietata nel raccontare un mondo di creature invisibili intente ad attraversare un silenzio interrotto solo dallo scricchiolio discreto di parquet di squisita fattura, a ricordarci che è l’immobile (reale e metaforico) il vero e unico padrone. E ad insinuare che lo spazio vuoto all’interno di Massimo e Francesca non sia fatto per essere riempito

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