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ORLANDO

di Daniele Vicari

Con Michele Placido, Christelle Cornil, Anis Gharbi, Daniela Giordano, Denis Mpunga.

Titolo originale . Drammatico (colore). Durata 122 min. Italia 2022 ( Europictures)

ORLANDO

Orlando è un anziano contadino della Sabina che da molti anni non ha più alcun rapporto con il figlio Valerio emigrato in Belgio. Un giorno però arriva una telefonata che comunica che Valerio è ricoverato in ospedale. Orlando parte ma arriva a Bruxelles in tempo solo per assistere alla chiusura di una bara. La porta dell’appartamento gliel’ha aperta Lyse, la nipote dodicenne che non sapeva di avere.

Daniele Vicari offre a Michele Placido uno dei ruoli più intensi di tutta la sua carriera di attore cinematografico.

Placido regala al suo Orlando tutta la ruvidità di un uomo che non ha saputo accettare una separazione, che è consapevole di non possedere gli strumenti adeguati per confrontarsi con un presente che è già futuro e, soprattutto, vive come un’enorme fatica, quasi un disonore, il far emergere in superficie i propri sentimenti. Per la prima mezz’ora la sceneggiatura gli consente di articolare poche e dialettali parole (nel paese in cui abita il sindaco non parla neanche l’italiano) ma la comunicazione passa comunque. Conosciamo un Orlando che va dall’orgoglio ferito alla disponibilità ad affrontare l’ignoto con il denaro cucito all’interno della giacca buona. Ogni sguardo rivolto verso il basso, ogni quasi impercettibile reazione contribuiscono alla costruzione di un personaggio che Vicari segue con partecipe vicinanza.

È come se ci chiedesse di accostarci a quest’uomo chiuso a riccio senza pretendere di giudicarlo ma, anzi, sforzandoci di comprenderlo in un molteplice percorso di spaesamento. Perché non è solo la grande e moderna città a procurargli disagio. Al suo impatto, sin da subito non semplice, si aggiunge la rinnovata perdita dell’unico figlio unita alla scoperta di dover esercitare un ruolo sconosciuto e non facile. Perché quella nipote di cui non sapeva l’esistenza, che sembra sapere come reagire alla scomparsa del padre e, come vedremo, all’assenza da sempre di una madre, è un essere misterioso con cui è difficile rapportarsi. Non per la lingua (Lyse parla benissimo l’italiano) ma per la situazione nel suo complesso.

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