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Piccole Donne

di Greta Gerwig

Con Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, Eliza Scanlen, Timothee Chalamet, Laura Dern, Meryl Streep, James Norton, Louis Garrel, Bob Odenkirk, Chris Cooper, Abby Quinn, Tracy Letts.

Titolo originale Little Women. Drammatico (colore). Durata 135 min. U.S.A. 2019 (Warner Bros Italia)

Piccole Donne

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La sagoma di Jo, di spalle, che guarda oltre un vetro, come una madre guarderebbe un neonato in un nido. Qualcosa nascerà, oltre quel vetro: il suo romanzo, “Piccole Donne”. Quelle di Greta Gerwig partono da qui. Il famoso “Natale non sarà Natale senza regali” arriverà dopo, in uno dei tanti flashback, perché è così che la regista americana ha scelto di strutturare il racconto: mescolando i romanzi della serie e combinandoli con momenti della biografia di Louisa May Alcott, ma anche della propria, perché questi momenti riguardano l’essere autrice e donna, ieri e oggi, in un mondo di uomini.
La Gerwig dà una propria versione di “Piccole Donne”, con un taglio preciso, che mette in luce gli ostacoli sulla strada dell’autonomia femminile, la natura contrattuale del matrimonio, in particolare per la donna, e in generale le conseguenze sociali e individuali della sua mancata indipendenza economica (“married or dead”, insinua zia March, che non avrà sempre ragione ma non ha mai torto).
È una visione legittima, chiara e sempre attuale.

 

UN LETTURA PERSONALE CHE PARLA DI DONNE, ARTE, SOLDI. PERCHÉ NON È PIÙ TEMPO PER SCEGLIERE TRA MATRIMONIO O MORTE.

Recensione di Marianna Cappi

La sagoma di Jo, di spalle, che guarda oltre un vetro, come una madre guarderebbe un neonato in un nido. Qualcosa nascerà, oltre quel vetro: il suo romanzo, “Piccole Donne”. Quelle di Greta Gerwig partono da qui. Il famoso “Natale non sarà Natale senza regali” arriverà dopo, in uno dei tanti flashback, perché è così che la regista americana ha scelto di strutturare il racconto: mescolando i romanzi della serie e combinandoli con momenti della biografia di Louisa May Alcott, ma anche della propria, perché questi momenti riguardano l’essere autrice e donna, ieri e oggi, in un mondo di uomini.

La Gerwig dà una propria versione di “Piccole Donne”, con un taglio preciso, che mette in luce gli ostacoli sulla strada dell’autonomia femminile, la natura contrattuale del matrimonio, in particolare per la donna, e in generale le conseguenze sociali e individuali della sua mancata indipendenza economica (“married or dead”, insinua zia March, che non avrà sempre ragione ma non ha mai torto).

È una visione legittima, chiara e sempre attuale. Meno legittima e riuscita è invece la compressione degli episodi chiave del romanzo in scenette strizzate e prosciugate della loro emozione: dov’è la paura di Beth di solcare la porta di casa Lawrence, mista al desiderio che la consuma di mettere le dita su quel pianoforte solitario? Dov’è il senso di colpa di Amy per quel che ha fatto, in preda alla gelosia, al manoscritto di Jo? Anche la scena dell’incidente sul lago ghiacciato è sprecata (persino girata maluccio), per non parlare di Louis Garrel nei panni del professor Bhaer … (a quel punto meglio il Mark Stanley della recente miniserie BBC).

Però le piccole donne di Greta Gerwig (eccetto Beth, inspiegabilmente sbiadita) hanno personalità e carisma. Hanno i colori e i bronci dei dipinti di Lilly Martin Spencer e Winslow Homer, il modo di incedere delle Damsels in distress di Whit Stillmann, sono ragazze-tornado che portano caos, sovvertono la tradizione, e alla lunga s’impongono, con i loro difetti, i loro tempi dubbi (perché quei ralenti nella prima parte? E tanta fretta, invece, dove si è sempre dato spazio al dramma?) e riescono persino a farci accettare l’improbabile Laurie di Timothée Chalamet e soprattutto la Amy di Florence Pugh, inaspettata ma sorprendente, capace di tenere testa alla protagonista (l’alter ego e musa della regista, Saoirse Ronan).

Programmazione film
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