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Un sacchetto di biglie

di Christian Duguay

Con Dorian Le Clech, Batyste Fleurial, Patrick Bruel, Elsa Zylberstein, Bernard Campan, Kev Adams, Christian Clavier, César Domboy, Ilian Bergala.

Titolo originale Un sac de billes. Drammatico (colore). Durata 110 min. Francia, Canada, Repubblica Ceca 2017 (Notorious Pictures)

Un sacchetto di biglie

Parigi. Joseph e Maurice Joffo sono due fratelli ebrei che, bambini, vivono nella Francia occupata dai nazisti. Un giorno il padre dice loro che debbono iniziare un lungo viaggio attraverso la Francia per sfuggire alla cattura. Non dovranno mai ammettere, per nessun motivo, di essere ebrei.
Del romanzo autobiografico di Joseph Joffo, pubblicato nel 1073, esisteva già una versione cinematografica diretta da Jacques Doillonnel 1975. Perché allora realizzare un remake a più di quaranta anni di distanza? La prima risposta è giunta dal diretto interessato, Joffo, in una conferenza di fronte a studenti universitari che si può anche trovare su YouTube.

La figura del padre nel primo film non era verosimile mentre in Christian Duguay, che al rapporto padre e figlio è particolarmente attento anche quando gira un film come Belle & Sebastien – L’avventura continua, ha trovato il regista capace di restituire verità al loro rapporto.

Si aggiunga anche un distacco da uno stereotipo abbastanza diffuso, presente nel film di Doillon, che riguarda l’indifferenza di tutta la Chiesa cattolica alla sorte degli ebrei. Le figure di sacerdote che compaiono nel film corrispondono ad incontri effettivi vissuti dai due ragazzi.

Detto ciò va rilevato come Duguay abbia mutato il punto di vista. Lo sguardo è sempre quello di Joffo ma non dell’adulto che descrive quanto accaduto nel passato. Lo spettatore è posizionato a fianco dei due fratelli che vivono come bambini la tragedia che sta loro intorno. Le biglie divengono così il simbolo di un’infanzia che viene messa alla prova ma finiscono anche con il rappresentare quella vita in famiglia a cui i due fratelli sperano di tornare. Lo sguardo culturalmente ‘distante’ (Duguay è canadese) favorisce poi una rilettura delle vicende che segue una schema noto ma lo depura da qualsiasi accento di retorica consentendo alle vicende vissute dai due fratelli di ‘arrivare’ alle nuove generazioni senza che queste se ne distanzino pregiudizialmente in quanto ‘già viste’ o comunque ‘old style’.

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