VEDI TRAILER

Uno sguardo sul Cinema d’Autore: Valerio Zurlini

di G. Minotti

Titolo originale . (colore). Durata min. ()

Uno sguardo sul Cinema d'Autore - Incontro con G. Minotti, Autore del libro "Valerio Zurlini" (Il Castoro Edizioni)
Uno sguardo sul Cinema d’Autore: Valerio Zurlini

Uno sguardo sul Cinema d’Autore – Incontro con G. Minotti, Autore del libro “Valerio Zurlini” (Il Castoro Edizioni)

Ore 19 Incontro con l’Autore – a seguire Aperitivo e Proiezione a sorpresa

L’Autore parlerà del film “La prima notte di quiete”

Trama

Daniele Dominici è il nuovo supplente di un liceo classico di Rimini. Durante la sua prima lezione assegna ai ragazzi due tracce a scelta per un tema da svolgere in classe: una di argomento libero, la seconda di argomento letterario. Una sola alunna, Vanina Abati, preferisce il secondo tema destando la curiosità e l’interesse dell’insegnante, che comincia a corteggiarla, le regala il libro di Stendhal che porta nel titolo il suo nome e cerca di entrare nella sua vita.

Daniele comincia a frequentare un giro di “vitelloni” di provincia, con i quali trascorre vuote nottate tra droghe, alcool e gioco d’azzardo. Della compagnia fanno parte Gerardo Pavani, un piccolo boss locale al quale Vanina è legata da una torbida relazione, e il giovane medico Giorgio Mosca, detto Spider, che dietro un’apparenza cinica e superficiale nasconde un animo sensibile e una grande cultura.

All’uscita da scuola, Daniele invita Vanina ad andare con lui a Monterchi: nell’illustrarle la Madonna del Parto di Piero della Francesca, il professore si trasfigura animandosi di entusiasmo. Anche Vanina sembra rompere quella patina di malinconia e di indifferenza in cui è solitamente immersa. Sulla via del ritorno, a notte fatta, si baciano con passione: l’incontro è rotto bruscamente quando Vanina vede in distanza l’auto del fidanzato e si allontana in fretta e furia.

In una delle serate passate in gruppo si festeggia il compleanno di Spider. In discoteca, le coppie ballano annoiate e distratte; Daniele invita Vanina a ballare, ma lei rifiuta. La compagnia finisce a casa di Gerardo, dove qualcuno decide di scaldare l’ambiente proiettando un filmino amatoriale, con Vanina dapprima in immagini innocenti in gita a Venezia, poi nuda, distesa su un letto in una stanza d’albergo. Vanina, sconvolta e risentita, blocca il proiettore e la compagnia, nell’imbarazzo generale, rapidamente si scioglie. Dal giorno dopo Vanina non si ripresenterà più a scuola.

Sempre più attirato dalla ragazza e dal suo mistero, Daniele va a casa della madre, una donna crudele e molto ambigua che, dopo averlo invitato a non interessarsi a sua figlia e a non cercarla più, lo congeda minacciandolo. Tornato a casa, subisce una scenata di gelosia da Monica, la donna con cui convive e che viene ritenuta sua moglie e che per lui aveva abbandonato dieci anni prima suo marito.

Spider cerca intanto di sondare il passato di Dominici, oscuro e apparentemente senza radici. Ritrova una vecchia raccolta di poesie firmate da lui e dedicate a un suo amore adolescenziale, finito con il suicidio della ragazza. Nel chiedere a Daniele il perché del titolo di quella raccolta, “La prima notte di quiete” (una frase di Goethe), si sente rispondere che la prima notte di quiete è la morte, perché finalmente si dorme senza sogni.

Dopo qualche tempo, Vanina si rifà viva e Daniele si incontra con lei in una casa vuota sulla spiaggia che l’amico Marcello mette a loro disposizione. Dopo un’intensa notte d’amore, i due vengono sorpresi da Gerardo che, aggredito da Daniele, si vendica svelandogli i trascorsi di Vanina: vittima di una madre sfruttatrice e di amorali “clienti” che pagavano profumatamente per ottenere i favori e il silenzio di una minorenne, Vanina è stata l’amante di tutti gli uomini della compagnia, e anche di qualcuna delle donne. Nonostante questa rivelazione, Daniele è determinato a fuggire con lei. L’accompagna alla stazione e promette di raggiungerla qualche ora dopo in macchina. Intanto si dirige verso casa, dove ha un’ultima animata discussione con Monica, annunciandole la fine della loro relazione.

All’uscita dal solito bar Daniele viene aggredito e picchiato dal convivente della madre di Vanina, che arriva e fugge alla guida della Lamborghini Miura rossa di Gerardo. Soccorso e rifocillato da Spider e da Marcello, decide di mettersi in viaggio per recarsi da Vanina, prova a chiamare molte volte Monica e decide di tornare indietro temendo di aver provocato il suicidio della donna che non risponde al telefono.

In una corsa disperata nella nebbia, l’impatto con un camion mette fine alla sua vita. Al funerale, assieme alla madre e a uno sparuto gruppo di anziani elegantemente vestiti, una sola figura conosciuta: è Spider, che ha scoperto che Daniele, ultimo discendente di una nobile famiglia, è il figlio del famoso comandante Dominici, eroe di guerra morto in combattimento a El Alamein.

Produzione

  • Le scene sono state girate ad Ancona, nella Pieve di Pontemessa (Provincia di Pesaro e Urbino) in Valmarecchia, Rimini, Riccione, Misano Adriatico ed in altri luoghi della Riviera romagnola. Il film è stato restaurato nel 2009.
  • La lavorazione fu molto difficile perché tra il regista e il protagonista Alain Delon non ci fu molta sintonia. Giannini ha raccontato in diverse occasioni che alla fine delle riprese il regista salutò l’attore dicendogli “Spero che la tua sia stata una buona interpretazione” e l’attore francese replicò “Spero tu abbia fatto un buon film”. Nonostante questo l’attore francese amò molto il personaggio e per tutto il film indossò il cappotto di cammello e il maglione verde che erano gli abiti personali di Zurlini. Purtroppo la versione che circola in Francia è totalmente diversa da quella italiana a causa dei numerosi tagli e cambiamenti imposti da Delon.
  • La protagonista femminile Sonia Petrova fu segnalata al regista da Giancarlo Giannini, che l’aveva notata a Londra, dove lei era ballerina classica.

 

Valerio Zurlini (Bologna, 19 marzo 1926Verona, 26 ottobre 1982) è stato un regista e sceneggiatore italiano

Biografia

La sua famiglia si trasferisce a Roma con lui ancora ragazzo, per cui si trova a frequentare il liceo presso un severo e rigido istituto di gesuiti. Terminati gli studi liceali, Zurlini trascorre l’ultima vacanza spensierata a Riccione (se ne ricorderà poi in Estate violenta) e poi decide di arruolarsi nel Corpo Italiano di Liberazione.

Gli inizi

Nel dopoguerra si laurea in legge e segue corsi di storia dell’arte. Dopo una prima esperienza di teatro universitario presso la Facoltà di lettere di Roma, si reca a Milano dove lavora per un anno e mezzo come aiuto regista al neonato Piccolo Teatro. Tra il 1949 e il 1952 realizza alcuni cortometraggi in cui dà prova di un notevole spirito di osservazione, iniziando a collaborare con il compositore Mario Nascimbene. Questi cortometraggi venivano all’epoca distribuiti in abbinamento a film in proiezione nelle sale, e tra le molte persone che vedono i suoi lavori c’è anche Pietro Germi che lo segnala alla Lux Film, una delle più importanti case di produzione cinematografica.

Primi lungometraggi

Nel 1952 l’ingegner Gatti, dirigente della Lux, decide finalmente di affidargli la direzione di un lungometraggio. Dopo un anno trascorso tra la presentazione di vari copioni, tutti puntualmente respinti (ma in quest’anno Zurlini trova anche il tempo di collaborare con John Huston che è in Campania per girare Il tesoro dell’Africa), è la stessa Lux a imporgli l’adattamento da Vasco Pratolini di Le ragazze di San Frediano, che esce nel dicembre 1954.

Pur ricevendo vasti consensi sia di critica che di pubblico, passano ben cinque anni prima che esca il secondo film. Di mezzo c’è il progetto di Guendalina, che Zurlini vorrebbe portare sullo schermo, ma che il produttore Carlo Ponti affida, con sua grande delusione, ad Alberto Lattuada. La sua firma sulla sceneggiatura gli varrà comunque nel 1958 il Nastro d’argento.

Il consenso

Zurlini passa così alla Titanus e riesce a realizzare Estate violenta (1959), storia d’amore tra uno studente e una donna matura ambientata a Riccione negli anni della seconda guerra mondiale, e La ragazza con la valigia (1961), una delle migliori interpretazioni di Claudia Cardinale. Questi due film lo rivelano al grande pubblico come regista attento ai risvolti psicologici e all’introspezione drammatica dei personaggi.

Nel 1962 presenta alla Mostra di Venezia un film ancora una volta tratto da Pratolini, Cronaca familiare, che vince il Leone d’oro ex aequo con L’infanzia di Ivan di Andrej Tarkovskij. Segue nel 1965 la regia di Le soldatesse, una storia ambientata nel 1942 nella Grecia occupata dagli Italiani. Il film segna un momento di crisi nell’attività di Zurlini, che per la seconda volta si vede portar via un progetto (Il giardino dei Finzi-Contini, che verrà poi realizzato da Vittorio De Sica).

Nello stesso periodo, Zurlini ha l’opportunità di tornare al teatro per dirigere tre lavori, e di girare per la televisione alcune serie di filmati pubblicitari andati in onda in Carosello: tra questi ricordiamo gli spot per la Lebole (1964) con Armando Francioli e quelli girati con Mina per la Barilla in due serie (1965 e 1970).

Nel 1968 presenta a Cannes il suo lavoro successivo, Seduto alla sua destra, nato come film collettivo sul Vangelo (prevedeva cinque episodi diretti da cinque registi diversi), ma poi dilatato fino ad assumere le dimensioni di un film autonomo. Il film, ispirato alle vicende del Congo e di Patrice Lumumba, sarà molto contestato dalla stampa e quasi ignorato dal pubblico. Girato in sole due settimane e con un budget ridottissimo, Seduto alla sua destra si avvale comunque dell’apporto creativo di due collaboratori di talento, lo sceneggiatore Franco Brusati e il montatore Franco Arcalli.

Nel 1972 Zurlini torna al drammatico con La prima notte di quiete, interpretato da Alain Delon, Lea Massari e Giancarlo Giannini. La sceneggiatura risaliva a otto anni prima e faceva parte di un’ambiziosa trilogia mai realizzata, in cui si intrecciava il destino di una famiglia all’interno delle vicende dell’Italia coloniale. Film amaro e controverso, La prima notte di quiete all’inizio contestato dalla critica, viene molto apprezzato dal pubblico. Si rivela il maggior successo commerciale del regista e uno dei film più visti dell’anno. Il film è stato restaurato nel 2000 dalla Philip Morris.

Nel 1973 Zurlini si cimenta nella regia teatrale de La strega, con Anna Proclemer, Mario Feliciani, Daniela Nobili, Virgilio Zernitz. Autrice del lavoro è la stessa Proclemer, che si firma con lo pseudonimo di Elizabeth Berger. Intanto Zurlini comincia a lavorare a un progetto sulla vita di san Paolo, che non vedrà mai la luce. L’ultimo suo lavoro, la trasposizione cinematografica de Il deserto dei tartari di Dino Buzzati, risale al 1976. Molti registi avevano progettato di portare sullo schermo il romanzo di Buzzati, tra cui Antonioni e Jancsó. Zurlini riuscì a realizzare il progetto grazie alla pervicacia di Jacques Perrin, protagonista del film e suo principale finanziatore, e alla scoperta in Iran di una fortezza che si adattava perfettamente all’idea che il regista aveva in mente per ambientare la storia.

Ultimi anni

Nonostante il successo dei suoi film, il regista non riuscì più a concretizzare altri progetti; negli ultimi anni Zurlini si dedicò all’insegnamento al Centro Sperimentale di Cinematografia e alla direzione del doppiaggio di film stranieri (tra questi, Il cacciatore (1978) di Michael Cimino). Morì a Verona, per i postumi di un’emorragia gastroenterica, il 26 ottobre 1982.[1]

Programmazione film
PROGRAMMAZIONE
TERMINATA